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<h1><a moz-do-not-send="true"
href="http://cdn.iconicon.it/blog/wp-content/uploads/2014/05/airchat.jpg"><img
moz-do-not-send="true" class="alignnone size-full
wp-image-11393" alt="airchat"
src="http://cdn.iconicon.it/blog/wp-content/uploads/2014/05/airchat.jpg"
height="330" width="620"></a></h1>
<h1>Anonymous: Se spengono Internet abbiamo creato AIRCHAT –
Internet a Onde Radio</h1>
<div><b style="line-height: 1.5em;">Sviluppato da Anonymous per
comunicare anche in caso di censure governative, Airchat
sarebbe utilissimo anche in caso di calamità naturali.</b><span
style="line-height: 1.5em;"> Disconnettere le persone dalla </span><b
style="line-height: 1.5em;">Rete</b><span
style="line-height: 1.5em;"> o rendere impossibile
comunicare </span><b style="line-height: 1.5em;">via
cellulare</b><span style="line-height: 1.5em;"> durante una
manifestazione non sono scenari distopici. In alcuni
luoghi, </span><b style="line-height: 1.5em;">dall’Egitto
alla Siria fino alla liberale San Francisco</b><span
style="line-height: 1.5em;">, si sono già verificate
situazioni del genere.</span></div>
</header>
<div>
<p>Ma anche<b> guerre, cataclismi, uragani</b> possono
distruggere quelle comunicazioni che troppo spesso si danno
per scontate, che si tratti della rete internet o di quella
telefonica. Tuttavia c’è un mezzo che è in grado di <b>sopravvivere</b> a
molti di questi scenari e che è alla portata di qualsiasi
persona, senza bisogno di infrastrutture od operatori: sono <b>le
onde radio.</b></p>
<p>Guidati da quest’idea un gruppo di membri di <b>Anonymous</b>,
provenienti dall’esperienza<b> LulzSec/Antisec</b>, ha appena
lanciato <b>Airchat</b>, un sistema di networking che <b>usa
le onde radio disponibili per comunicare e condividere dati
tra PC.</b> Non solo: le comunicazioni inviate possono
essere <b>criptate</b>, e gli utenti possono anche far passare
il traffico attraverso un proxy o la rete Tor per garantirsi
l’anonimato.</p>
<p>Insomma, si tratta di un vero e proprio<b> kit da battaglia
dell’attivista dell’informazione</b>. Finora il progetto è
allo<b> stadio iniziale</b>: il sistema è stato testato e
consente di chattare (anche con audio), di inviare immagini,
ma anche di connettersi a internet e consultare Twitter o le
notizie in modo minimalista se c’è una connessione condivisa.</p>
<p>“<i>Airchat è uno strumento di comunicazione libera che non
necessita di una infrastruttura internet o una rete
cellulare. Si basa su qualsiasi collegamento radio esistente
o apparecchio capace di trasmettere audio</i>”, si legge
nella descrizione del <a moz-do-not-send="true"
href="https://github.com/lulzlabs/AirChat/" target="_blank">progetto
caricata su Github</a>. Dove si può vedere anche un video
dimostrativo (colonna sonora, manco a dirlo, è <i>Guerrilla
Radio</i>).</p>
<p>Gli autori di AirChat si fanno chiamare <b>LulzLabs</b>, e in
qualche modo <b>discendono dal gruppo che più di due anni fa
ha messo a ferro e fuoco</b> una serie di siti
internazionali, con spettacolari attacchi informatici. Alcuni
di loro sono stati arrestati, altri si sono dispersi. Chi è
rimasto si muove <b>con circospezione.</b></p>
<p><b>Wired</b> ha <b>intervistato uno di loro attraverso una
chat criptata</b>: mi ha chiesto di non rivelare il suo
attuale nickname e di farsi chiamare<b> CC3</b>.</p>
<blockquote>
<p>“Il progetto è nato da una serie di riflessioni fatte
assieme come gruppo, ripensando a tutte le esperienze che
abbiamo attraversato: Anonymous, LulzSec, AntiSec… E
soprattutto ai problemi che abbiamo incontrato e che in
passato non avevamo affrontato perché eravamo troppo
impegnati a vivere il momento. Airchat è il frutto di questo
brainstorming”.</p>
</blockquote>
<p>Alla base, spiega CC3, c’è la consapevolezza che nel mondo la
maggior parte delle persone non ha accesso alle comunicazioni
per <b>questioni di povertà e divario digitale</b> o perché
tali comunicazioni sono state tagliate, come accaduto in
Egitto, Libia, Siria.</p>
<blockquote>
<p>“Noi amiamo Internet ma per molti è ancora un
lusso”, prosegue CC3, “e anche le reti cellulari, sebbene il
loro utilizzo sia cresciuto a dismisura negli ultimi 10
anni, non sono sempre una soluzione, tanto più che qualcuno
può decidere se farle funzionare o meno. Allora abbiamo
pensato di cercare delle alternative economiche e il più
possibile democratiche”.</p>
</blockquote>
<p>Quella di <b>facilitatore delle comunicazioni</b> è una delle
identità più forti del movimento hacktivista. Che a partire <b>dalla
Primavera Araba p</b>er arrivare al caso recente del bando
di Twitter in Turchia ha spesso lavorato, insieme a gruppi
affini come <b>Telecomix</b>, per creare dei <b>pacchetti di
assistenza</b> (care packages, qui un esempio dedicato alla
Siria), ovvero per <b>aggregare e diffondere una serie di
software e informazioni utili ad aggirare la censura e a
proteggere al contempo l’identità</b> degli utenti. Airchat,
in questo senso, sembra un po’ un <b>ritorno alla origini,</b> ma
rivisitato in chiave<a moz-do-not-send="true"
href="http://www.wired.it/attualita/tech/2013/12/30/datagate-nsa-viola-pc/"
target="_blank">post-rivelazioni Nsa</a>, che hanno reso
evidente il peso della sorveglianza e del controllo
governativo nelle comunicazioni globali.</p>
<blockquote>
<p>“I costi delle attrezzature si sono abbassati molto sul
mercato”, continua CC3. “Così abbiamo iniziato a pensarci,
ispirandoci ai casi delle Ong che stanno in posti difficili
e devono comunicare tra loro in condizioni disagiate, o alle
esperienza di movimenti e manifestazioni come quelle di
Puerta del Sol - gli indignados spagnoli - o di Occupy Wall
Street. Spesso gli accampamenti dei manifestanti sono al di
fuori della portata di connessioni Wi-Fi. Insomma, noi
pensiamo che le persone dovrebbero avere un’alternativa
libera e gratuita per comunicare a livello base. E questo è
tecnicamente possibile”.</p>
</blockquote>
<p>In realtà Airchat<b> è ancora lontano dall’essere uno
strumento utilizzabile</b> da normali utenti: di fatto è un <b>proof
of work funzionante</b>, che necessita di ulteriore lavoro.
Anche per questo il gruppo LulzLabs è uscito pubblicamente,
sperando di ricevere interesse e aiuto. Ma alla fine cosa
serve per farlo funzionare? Bastano un <b>radiotrasmettitore</b>,
un <b>laptop</b>, e una serie di <b>software</b> da
installare. E, allo stato attuale, una discreta competenza
tech.</p>
<blockquote>
<p>“È stato testato sul campo, anche in condizioni difficili.
Lo abbiamo progettato pensando a persone che si trovano in
condizioni di difficoltà, o che stanno lottando lontano dal
comfort delle nostre società”, dice ancora CC3. “Se sei in
trappola in un posto durante una crisi, o il governo ha
chiuso le comunicazioni, puoi ancora parlarti con chi ti sta
vicino, e sei più anonimo rispetto a quando usi un
telefono”.</p>
</blockquote>
</div>
<p>Fonte: <a moz-do-not-send="true"
href="http://guardforangels.altervista.org/blog/anonymous-se-spengono-internet-abbiamo-creato-airchat-internet-onde-radio/"
target="_blank">http://guardforangels.altervista.org/blog/anonymous-se-spengono-internet-abbiamo-creato-airchat-internet-onde-radio/</a></p>
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