[ninux-not-wireless] Gli hacker di Anonymous oscurano il sito della polizia spagnola dopo l’arresto di tre attivisti

kidy kidy kidysy at gmail.com
Wed Jun 15 00:48:42 CEST 2011


La reazione dopo la cattura di quella che gli inquirenti hanno definito
"cupola". Ma il gruppo di pirati informatici, che lotta per la libertà
d'espressione con azioni in Rete e in passato ha difeso il sito Wikileaks,
smentisce: "Siamo un movimento orizzontale, senza leader"

“Querida policia, Espérennos”, ossia “Cara polizia, aspettaci”. Il messaggio
pubblicato sabato su twitter è stato ben più che un avvertimento.
L’*organizzazione
di hackers Anonymous* ha lanciato un avviso chiaro agli investigatori che il
giorno prima hanno sbandierato la cattura della loro “cupola”. Che secondo
gli inquirenti sarebbe a capo del gruppo di attivisti in lotta sul web per
la libertà di espressione.

I *tre arrestati *di Barcellona, Almería e Alicante sarebbero secondo
inquirenti gli amministratori delle chats di Anonymous in Spagna. “Ridicolo”
per gli hackers sentire parlare di vertici: “Siamo – assicurano in un
comunicato dai toni duri – un movimento orizzontale, senza leader. Non avete
arrestato nessuna cupola, perché da noi non esiste”.

La reazione non si è fatta attendere: da sabato notte a domenica mattina, il
sito web della polizia nazionale spagnola è stato preso di mira e di fatto
bloccato. Una vendetta di nome e di fatto, considerato che gli attivisti
usano come logo la maschera di “V per Vendetta” dell’autore per fumetti
britannico *Alan Moore*. Gli arresti hanno scatenato anche migliaia di
commenti sulla Rete. Moltissime voci si sono alzate in difesa
dell’organizzazione di hackers che lotta per trasparenza e libertà di
opinione attraverso attacchi ai siti web di banche, grandi società e
governi.

La polizia spagnola sostiene che i tre arrestati erano sul punto di
pubblicare “informazioni private di politici e agenti di polizia” nei forum
vicini all’Eta. Il collettivo respinge le accuse: “Non esiste nessun legame
con gruppi terroristici, non appoggiamo il terrorismo e qualsiasi forma di
violenza”. Nel comunicato si ribadisce la filosofia della protesta pacifica
contro gli abusi di potere,* censura *e corruzione. Per questo dicono gli
Anonymous “siamo vicini al movimento 15-M delle piazze spagnole”.

Gli attivisti sono accusati per un reato da poco introdotto nel Codice
penale, l’articolo 264 sull’“interruzione del sistema informatico”. Secondo
gli inquirenti spagnoli i tre arrestati avevano coordinato già diversi
attacchi ai siti della Giunta Elettorale Centrale, della polizia catalana
dei Mossos d’Esquadra e dei sindacati Ugt. Le azioni sarebbero state anche
contro siti internazionali, mandando in tilt le pagine web del governi di
Libia ed Egitto e dell’italiana Enel. Gli hackers spagnoli sono stati
rimessi subito in libertà, ma li attende il processo. Rischiano da 6 mesi a
3 anni di carcere.

Gli Anonymous non sono nuovi ad azioni su Internet: di solito il sito
obiettivo dell’attacco viene invaso con richieste di informazioni fino a che
il server collassa. Oltre a sostenere le rivolte arabe, gli Anonymous hanno
fatto irruzioni lo scorso anno per difendere *Wikileaks*: la rappresaglia
degli hackers è scattata contro Amazon, Paypal, MasterCard, Visa e la banca
svizzera PostFinance, che avevano sospeso la collaborazione con il sito di
Assange per allinearsi con Washington. L’ultima azione in ordine di tempo
conosciuta dei “pirati del web” è stata, lo scorso aprile, l’offensiva
contro i siti della Sony. Un attacco che ha costretto la società a
interrompere il servizio della pagina della Playstation. Il danno, lamenta
la Sony, è stato di 120 milioni di euro.

*di Cristina Artoni*

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Kidy
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