[Ninux-Calabria] Una connessione fantastica.

gigi S 61615m1 a gmail.com
Mar 17 Mar 2015 14:58:14 CET


:-)

Mi leggi la mail appena posso
Il 17/mar/2015 14:56 "fraticello" <fraticello a autistici.org> ha scritto:

> Ciao ninuxari,
> come e' noto (!), mi prodigo per connessioni im/possibili. Eccovene
> un'altra... :-)
>
>
> http://www.ilgiornale.it/news/cronache/capo-rizzuto-immigrati-bloccano-statale-vogliamo-wifi-e-i-1105626.html
>
> http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/politics/item/31467-cara-di-isola,-ferrara-%C2%ABsituazione-insostenibile%C2%BB
>
> Portare li' una connessione? Verrebbe come minimo
> https://twitter.com/matteosalvinimi e allora si che Ninux sarebbe
> proiettata sui grandi schermi!
>
> questo qui sotto, invece, e' il report dell'ultima visita in ordine di
> tempo che ho fatto qualche settimana fa. e dire che scrivevo pure della
> rete...
> saluti
> f
>
> INVISIBILI TRA GLI INVISIBILI AL CARA DI CROTONE
> L'INGRESSO
> Una delegazione di LasciateCIEntrare  accede al CARA di Crotone il 22
> Dicembre alle ore 10.30. E’ composta da Francesco Noto, Ahmed Baraou e
> Yasmine Accardo.  Dopo aver presentato documenti e foglio di
> autorizzazione all’entrata ci lasciano entrare senza scorta. Restiamo
> straniti, abituati ad entrare sempre scortati da poliziotti ed addetti.
> Immaginiamo che il sistema di sorveglianza sia qui, probabilmente, molto
> sicuro. Ci guardiamo intorno alla ricerca delle telecamere.
> Effettivamente ce ne sono molte.
> I CAMPI DOVE SI COLTIVANO SOLDI
> Ci dirigiamo subito verso il Campo A, la Baraccopoli di container gialli
> e blu dove i migranti stanno svolgendo le loro attività quotidiane:
> mercatini improvvisati, vendita al dettaglio di bibite, lavaggio vestiti
> che appendono sulle funi montate tra un container e l’altro. Abbiamo
> modo di parlare con diversi di loro. Alcuni sono arrivati da poco altri
> sono qui da oltre un anno. Nessuno inizialmente vuole parlarci. Sono
> guardinghi e si girano intorno come  a valutare la presenza di altri.
> Gli diciamo che rappresentiamo una campagna che si pone l’obiettivo di
> salvaguardi dei diritti. Non si fidano e molti restano in silenzio.
> Alcuni ci dicono che non possono parlare con i giornalisti, perché
> altrimenti il rischio è quello di non avere il permesso di soggiorno.
> Qui non vogliono che loro parlino e loro preferiscono non farlo. “Siamo
> qui, intanto. Siamo obbligati ad accettare tutto. Voi uscirete e noi
> resteremo con loro”. Nei container dormono fino ad otto persone. In
> ognuno c’è un fornelletto, che i migranti comprano da se. I container
> sono sporchi e malmessi. Ci chiediamo come si riscaldino lì dentro. Un
> container ha la porta aperta e mostra macerie  di un incendio. C’è un
> gatto dentro che si lava.  Molti dei migranti sono in città dove si
> recano anche per cercare un piccolo lavoretto o per fare una
> passeggiata. Ci raccontano che con i crotonesi, però, non hanno alcun
> contatto.  Ci avviciniamo ai bagni dove alcuni addetti hanno appena
> terminato le pulizie. Le docce sono otturate e quindi l’acqua ristagna
> alla base e le pareti sono quindi ammuffite. Cambiamo area e cui
> dirigiamo al campo B, per la strada incontriamo altri migranti. Loro ci
> salutano e riusciamo a  scambiare qualche parola in più. La scena è
> sempre la stessa: si guardano intorno preoccupati. Qualcuno di loro ci
> incalza dicendoci che lì non sono trattati bene: vanno dal medico e non
> vengono assistiti. Uno di loro ha un problema agli occhi e continua
> ripetutamente  a chiedere assistenza, ma gli viene detto che non ha
> niente e non ha bisogno di nessuna terapia. Eppure lui continua a non
> vedere bene. Si strofina gli occhi e si chiede se sia giusto essere
> trattati così. Il suo compagno ha dolori alterni all’addome ma anche per
> lui la risposta è stata la stessa: non hai niente. Vogliamo sperare che
> sia davvero così. Continua a parlarci dicendoci che nessuno qui riceve
> soldi. Hanno soltanto un pacchetto di sigarette a settimana. Internet lo
> pagano due euro all’ora e se lo sono fatti da se. Esiste anche il
> barbiere, dato che quello del campo non deve funzionare un granchè, un
> euro il taglio capelli, cinquanta centesimi la barba. Mentre parliamo
> con alcuni migranti, altri a gruppi ci guardano da lontano. Vorrebbero
> probabilmente avvicinarci ma non lo fanno.
>
> GLI AVVOCATI SCIACALLI
> Proseguiamo verso l’area B, dove c’è anche una moschea. le abitazioni
> non sono baracche ma moduli abitativi bianchi. Più migranti ci si
> avvicinano qui. Confermano tutti quanto ci hanno già detto altri. In
> particolare ci raccontano che nel caso qualcuno ricevesse negativo dalla
> commissione, un avvocato dell’interno li manda da un collega a Crotone,
> che si prende 200 euro per i ricorsi. Non tutti hanno questa cifra. E
> devono averla però entro 15 giorni dal diniego. Altrimenti niente
> ricorso e nessun documento. Quindi devono procurarsi soldi e lo fanno
> cercando piccoli lavoretti a Crotone, facendo l’elemosina ai
> supermercati o cercando vestiti nei rifiuti da rivendere una volta
> puliti. Soldi anche per telefonare ai propri cari. Perché non gli danno
> nemmeno le schede telefoniche.
> COSI' DOVREBBERO ESSERE LE VISITE NEI CENTRI DI DETENZIONE
> In quest’area c’è una donna che ha partorito da poco, dentro al centro.
> Dice che non hanno voluto portarla in ospedale e che ha sofferto pene
> indicibili. Avrebbe voluto fare il parto cesareo. Ma niente da fare ha
> partorito lì. Siamo al campo da circa due ore e mezza. Nessuno a parte i
> migranti si è avvicinato a noi. Entriamo nelle palazzine dove ci sono
> gli ambulatori per le visite, i saloni dove si fa scuola. Giriamo tutto
> l’edificio e ridiscendiamo. Stanno chiamando i migranti al pranzo ed
> assistiamo alla distribuzione. Le porzioni di cibo sono minuscole: Riso
> e carne, di cui non si conosce la provenienza. Molti qui sono musulmani,
> lamentano che vorrebbero carne halal, ma ci hanno rinunciato: o questo o
> niente. Il pasto è composto da: una fettina di carne, una porzione di
> riso, una mela, una bottiglia d’acqua. Mentre siamo lì, avremmo potuto
> fare la fila per prendere il cibo, ma non avevamo la tessera. Qui non ti
> guardano nemmeno in faccia.
> IL CAPANNONE DEL BENVENUTO
> Verso le 13 e 15 arriva un autobus ed un folto gruppo di poliziotti e
> militari. Ci avviciniamo al capannone. Salutiamo poliziotti e militari
> ed entriamo senza alcun tipo di ostacolo. Nel capannone ci sono circa 50
> migranti, siriani, appena arrivati. Sono seduti sui letti e gli viene
> dato il pasto, che consumano in maniera poco dignitosa, mentre un
> mediatore di lingua araba spiega in fare piuttosto severo qualcosa. Ci
> avviciniamo ai migranti per sapere da dove vengono: dalla Turchia. Ci
> sono donne e bambini. Lasciamo un nostro contatto telefonico. Mentre
> parliamo ad un tratto il mediatore punta il dito verso Ahmed.” Lui non
> l’ho identificato”. Ahmed risponde dicendo che lui ha già i documenti.
> C’è il responsabile della prefettura che comincia ad urlare, dicendo lui
> lì cosa ci fa e chi l’ha autorizzato ad entrare. Rispondiamo tutti
> insieme che siamo la delegazione di LaciateCIEntrare. E siamo
> autorizzati dalla prefettura, cioè da lui. Continua ad urlare e ci
> ordina di uscire. Vuole sapere da dove siamo entrati: “dalla porta
> centrale. Abbiamo lasciato i documenti e mostrato l’autorizzazione”: Non
> ci crede e continua a sbraitare. Arrivano i poliziotti cui mostriamo il
> foglio di autorizzazione. Ci guardano sgomenti: non sapevano che fossimo
> lì!
> IL BUONSENSO
> Ci invitano ad uscire,dicendoci che comunque noi lì non possiamo stare,
> perché ci sono migranti appena arrivati. Gli diciamo che proprio da
> Crotone, ci erano giunte segnalazioni su pestaggi ai migranti per
> prendere le impronte. E che l’on Intrieri ne fece un’interrogazione
> parlamentare. Ci accompagnano verso l’uscita, mentre continuiamo ad
> incalzarli su quanto accaduto a Crotone pochi mesi fa. Ci assicurano che
> loro accolgono i migranti e li trattano bene. Il poliziotto ci chiede se
> abbiamo scattato foto, confida nel nostro buon senso. Gli diciamo che ci
> opponiamo al non prendere foto all’interno. E quindi ci lascia all’uscita.
> Dopo un'ora riceviamo una telefonata da un siriano all’interno: vogliono
> costringerli a prendere le impronte. Diamo loro nome di avvocato e
> numero di telefono. Cominciano uno sciopero della fame. Chiamiamo
> l’avvocato, che si dirige verso il cara. Proviamo a rientrare. Ce lo
> permettono. Incontriamo nuovamente il poliziotto che ci aveva
> accompagnato all’uscita. Incalziamo nuovamente . chiedendo di poter
> entrare lì dove sono i siriani, per garantire il diritto di non
> rilasciare le impronte, con procedura indicata da documento ASGI (che
> inviamo per mail). Il poliziotto telefona ci lascia a lungo in attesa.
> Dopo una mezz’oretta torna. Ci dice che non possiamo andare ma che ai
> migranti non prenderanno le impronte. Gli diciamo che c’è un avvocato e
> che la parola “Forzate” non significa a suon di botte.  Ci accompagna
> nuovamente all’uscita. Più tardi entrerà nuovamente un’altra persona,
> Simona Martini, sempre come LasciateCIEntrare per assicurarsi delle
> condizioni dei migranti: i bambini giocano e non ci sono problemi. I
> migranti siriani se ne andranno il giorno dopo. Noi per tre ore siamo
> stati invisibili tra gli invisibili.
> LA PUZZA DEI SOLDI
> Ovviamente rimane l'amaro in bocca, per la nostra impotenza di fronte a
> queste strutture-mostro che fagocitano esseri umani e macinano soldi. Ma
> lo Stato e il parastato sa dove piazzarle. Tutto il tempo della visita
> ha spirato un vento che oltre ad abbassare le temperature profumava
> l'aria di quel tanfo che senti quando sei vicino ad una discarica. Sono
> le discariche dei Vrenna. Qui tutto intorno è un via vai continuo di
> camion che trasportano, smistano, triturano, trasformano i rifiuti in
> soldi. Esattamente con il Centro di Crotone, al posto dei rifiuti
> provenienti dagli oggetti, esseri umani.
>
>
>
> Il racconto di Ahmed.
>
> La mia visita lampo al"cara" di Crotone è stata una sorpresa per
> me  Ahmed Berraou. Vivo in Italia da 20 anni e sono un imam. Sono stato
> presidente della comunità islamica dal 1997 fino al 2011 ed oggi
> sono  presidente di un’ associazione di volontariato nel'ambito
> immigrazione oltre che mediatore culturale da anni e sindacalista nel
> direttivo della CGIL. Sono stato chiamato dalla Campagna
> LasciateCIEntrare per far parte della delegazione in visita al CARA il
> girono 22 Dicembre c.a. Siamo arrivati la mattina a Crotone, passando
> per una  strada ben nota per il degrado ambientale e le discariche.
> Intorno alle 10.30 siamo arrivati al CARA di  Santa'Anna io, Francesco e
> Yasmine. Abbiamo presentato l'autorizzazione ad entrare  del prefetto,
> lasciato le nostre carte d'identità ed abbiamo percorso soli il lungo
> vialone che conduce all’interno. Ci siamo diretti verso il Campo A che
> da più di 10 anni si trova lì e si compone di container di ferro
> sistemati in fila al cui interno “dimorano” un minimo 8 persone per lo
> più  asiatici e maliani in condizioni igieniche del tutto insane e dove
> il sistema elettrico non possiede alcun sistema di sicurezza..In alcuni
> containers sono stati allestiti  anche dei negozietti fai da te di
> migranti che si trovano lì da oltre un anno. L’assistenza sanitaria è
> penosa, così mi riferiscono tutti i migranti con cui riesco a parlare,
> soprattutto perchè è difficilissimo incontrare i medici, visto che per
> lo più vengono visitati da infermieri o stagisti. Il cibo
> è  insufficiente e senza né gusto nè sapore, oltre che non avere nessuna
> indicazione se sia o meno helal, nel caso si tratti di carne.  Tutte le
> persone con cui ho parlato  si lamentano di tutto ma sono costretti ad
> accettare le condizioni del campo per paura o per ricatto, visto che gli
> si dice. “o così o niente permesso di soggiorno”. La storia più triste è
> quella di una donna marocchina che ha partorito nel campo dopo una lunga
> sofferenza e che adesso ha una figlia malata di 4 mesi nata dopo un
> intervento dentro al cara e senza aver mai visto l’ospedale.
>
>
> Continuando a visitare il campo siamo giunti  al posto di prima
> identificazione dove abbiamo trovato più di 50 persone tra uomini, donne
> e bambini tutti siriani appena arrivati dalla sicilia. Stavano tutti
> dentro un capannone, un posto davvero poco degno per una prima
> accoglienza. Mi sono avvicinato a un giovanotto, che aveva la stanchezza
> tracciata pesantemente sul viso, a lui  ho lasciato il mio biglietto da
> visita con numero di telefono per chiamare in caso di necessità. Stavamo
> scambiando due chiacchiere quando, dopo un po’, è arrivato un
> funzionario della polizia e dell'accoglienza che ha cominciato a gridare
> gridando e bestemmiare, usando parole molto volgari e  senza motivo.
> Diceva che noi non potevamo stare lì e chiamato la polizia, l'esercito,
> i carabinieri e la guardia di finanza per impedirci di restare lì.
> Quindi siamo stati “scortati fuori” e dopo un po’ siamo stati richiamati
> dal siriano cui avevo lasciato il mio numero. Volevano costringerli a
> prendere le impronte con la forza. Così siamo entrati di nuovo, però la
> polizia ci ha impedito di parlare con loro, che all’interno erano già in
> sciopero della fame. Abbiamo però spiegato loro che non potevano
> prendere le impronte per forza e che esiste un’altra procedura e non
> solo, che già da l’ erano arrivate segnalazioni di “botte” ai siriani,
> nei mesi precedenti. Abbiamo chiamato un avvocato di zona perchè li
> potesse difendere, ma non è stato fatto entrare.  Poi è arrivata
> un’altra ragazza del volontariato della zona, che aiuta molti siriani.
> E’ entrata anche lei, ma non le è stato permesso di vedere i siriani del
> gruppo. Comunque è proprio il campo della Vergogna!
> _______________________________________________
> Calabria mailing list
> Calabria a ml.ninux.org
> http://ml.ninux.org/mailman/listinfo/calabria
>
-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: <http://ml.ninux.org/pipermail/calabria/attachments/20150317/42219d94/attachment-0001.html>


Maggiori informazioni sulla lista Calabria