[Ninux-Wireless] Open Source [era Peer to Peer file Synchronization]

Nemesis nemesis a ninux.org
Dom 22 Dic 2013 12:45:52 CET


On 12/20/2013 04:24 PM, Stefano De Carlo wrote:
> Il 20/12/2013 12:56, Andrea Pescetelli ha scritto:
>> >
>> > E se chi ha questi principi etici per motivi lavorativi gli vienisse
>> > dato im nano software non open per lavorare?
>> > Se fosse etica allo stato puro dovrebbe rifiutarsi e licensiarsi giusto?
>> >
> Esattamente, dovrebbe fare cosi.
> A che cosa servirerebbe? A niente, per sé stesso e per la sua "causa".
>
>> > Non voglio tenere il punto ma e' che e' divertente vedere incalliti
>> > sostenitori dell open andarsene in giro in iphone o portatili apple o
>> > avere il lettore dvd in macchina con windows mobile :)
>> >
> Si, è divertente, non dico di no.
> Ma tra "etica allo stato puro" e "sostenitore open che va in giro con
> mac" c'è tutto un mondo di sfaccettature nel mezzo. Parlare degli
> estremi è molto spesso inutile per giungere ad una qualsiasi conclusione.
>
> Storiella:
> Pur essendo Android open source, all'atto pratico il 95% dei dispositivi
> che lo utilizzano al mondo gira con codice al 95% proprietario e chiuso.
> Di conseguenza i "sostenitori dell'open source" si sono dati da fare per
> attaccare questa situazione spiacevole, per la loro visione. Ne sono
> nati tanti progetti, ma ne spiccano due per "unicità": Replicant e
> CyanogenMod. Questi progetti hanno 2 approcci diversi:
> Replicant ha scelto la strada "genuina", zero-compromessi, pura-e-dura,
> open-o-muori, nei confronti delle tante piccole componenti proprietarie
> (librerie, moduli, blob in userspace) la cui presenza è immancabile in
> ogni dispositivo. Se una cosa non è open, viene rimossa, non importa le
> conseguenze.
> CyanogenMod ha invece scelto di avvalersi di tutte queste componenti
> proprietarie device-specific e focalizzarsi sul codice in comune, che
> costituisce il grosso del sistema, con l'obbiettivo che fosse open e
> installabile su quanti più dispositivi possibili.
>
> Fast-forward a oggi, e i risultati di queste scelte sono:
> Replicant è irrilevante. Semplicemente un blip sul radar, gira su 5
> dispositivi in croce, e gira male. Il numero di rinunce che devi fare
> per farlo girare è chilometrico, e sconfina quasi sempre nell'inusabilità.
> CyanogenMod, fondandosi sul compromesso prima discusso, ha invece
> completamente invertito le percentuali dell'inizio della storiella: ora
> il 95% dei dispositivi Android esistenti possono avere in esecuzione
> codice al 95% aperto.
>
> Domanda: Chi ha cambiato le cose? Chi è più vicino tra i due a
> raggiungere l'obbiettivo originario "tutto open"? Il genuino Replicant o
> il non-così-genuino CyanogenMod?
> La risposta è ovvia. E ora, nel mondo post-Snowden, chi è al posto
> giusto per difendere la privacy e la sicurezza degli utenti proteggendo
> i famosi endpoint *per default*? Esatto, sempre CyanogenMod [1].
>
> L'approccio talebano al Software libero e open serve essenzialmente solo
> a persone come Richard Stallman, che hanno scelto di dedicare la loro
> vita alla *divulgazione* di questa filosofia. Non puoi essere credibile
> in questo tuo compito se non sei coerente in ogni momento, costi quel
> che costi. Licenziamenti (lasciò un lavorone al MIT), arretratezza
> tecnologica (usa un PC vecchio per gli standard di 10 anni fa), tutto è ok.
>
> Ma per tutti quelli "nel campo di battaglia dell'open source", che
> cercano di ottenere risultati concreti, tangibili, in grado di cambiare
> in meglio le vite di tutti (anche di chi di informatica non ne mastica),
> gli approcci "puri e genuini" non portano a niente. Servirà un certo
> numero di compromessi lungo la strada, e più hai bene chiara in mente la
> "big picture" e la priorità degli obbiettivi, meglio sei in grado di
> scegliere questi compromessi.
>
> Se non fosse così, per dire, i sostenitori dell'open source dovrebbero
> smontare baracca in Ninux, che c'abbiamo AirOS sulle antenne e non siamo
> "eticamente puri". Per fortuna tutti capiamo che ci sono dei compromessi
> da fare, è che l'obbiettivo di una rete aperta e comunitaria come
> alternativa concreta non può essere sacrificato sull'altare del perfetto
> open source.
>
> A prescindere da tutto questo, dal punto di vista della crittografia è
> diverso: qui di open source possiamo anche dimenticarci in termini di
> qualità etica, perché conta esclusivamente come qualità tecnica.
> *Qualsiasi* software coinvolto in sicurezza e privacy è completamente
> inaffidabile se non è open source. Se c'erano dubbi (e non ci dovevano
> essere), Snowden li ha spazzati via in una notte di mezza Estate. Non
> c'è molto altro da dire.

E con queste precisazioni di Stefanauss credo che abbiamo detto
veramente tutto! :)

Grande Stefano!

Nemesis
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