[Ninux-Wireless] Per favore, non chiamateli nativi digitali

Andrea Grillini andrea.grillini a gmail.com
Mer 20 Nov 2013 21:32:14 CET


Non credo che le considerazioni di Paolo Attivissimo rientrino nella
letteratura che hai menzionato. Sta di fatto che per innescare l'impulso ad
andare oltre l'uso di una certa tecnologia cioè a cercare di dominare il
"come funziona" sono necessari da una parte una qualche forma di ostacolo
di accesso all'oggetto tecnologico stesso - quando è troppo caro e/o troppo
poco diffuso - dall'altra la capacità di elaborare sogni ad occhi aperti
connessi all'uso dell'oggetto - se una funzionalità diventa scontata, la
meraviglia è facilmente preclusa come lo è quella per esempio che so di
contemplare il proprio corpo mentre lo si controlla per alzarsi e andare a
prendersi un bicchiere di acqua: tutto troppo scontato! :-( È avvenuto
esattamente questo con il radiantismo decenni prima dell'informatica di
massa e di Internet. Negli anni '20, '30, '40 non esisteva un mercato di
oggetti pronti all'uso per comunicare tramite campi elettromagnetici e le
frequenze si popolavano necessariamente di invasati che sognando e cercando
di capire s'erano conquistati un memorabile ascolto o un miracoloso QSO con
mezzi propri, autocostruendo o modificando. Oggi invece i radiomatori sono
più persone che, licenziate con esami-farsa, passano il tempo a blaterare
con apparecchi comprati al negozio o che ascoltano ancora meravigliati, ma
non sanno cosa sia una supereterodina. Come vedi non è né una questione di
età, né di "essere svegli", né di rincoglionimento, ma di stimoli e di
vivaio ambientale delle menti. Il sottoscritto stesso ha cominciato ad
usare il computer alla veneranda età di 27 anni, ma allora aveva ancora
materiale su cui fantasticare: era il 1996 e Internet e l'uso stesso del
computer in una rete che andava oltre le pareti di casa faceva sognare,
probabilmente più di ora, oggi Internet arriva insieme al biberon. Io penso
che Paolo Attivissimo non ce l'abbia con i ggggiovani che non conoscono i
mezzi tecnologici che usano, ma piuttosto con quegli adulti, meno edotti di
loro, che attribuiscono al loro semplice smanettare sui touchscreen una
qualche forma di prodigiosa virtù. Non avveniva nulla di analogo negli anni
'70 quando il PAL arrivò in Italia, questo per rimanere all'esempio che hai
fatto. Magari però solo perché il telecomando non era troppo complicato per
nessuno e quindi non c'erano potenzialmente tanti adulti che potessero dare
degli scenziati nati a ragazzini più svelti di loro a premere pulsanti...


A.


2013/11/20 Leandro <lnoferin a cybervalley.org>

> -----BEGIN PGP SIGNED MESSAGE-----
> Hash: SHA256
>
> Ciao a tutti,
>
> Esiste tutta una letteratura di commenti come quello citato, commenti che
> hanno in comune una caratteristica: l'argomento era "migliore" "prima" e la
> caratteristica in comune è che il "prima" corrisponde al periodo in cui
> l'autore aveva fra i quindici e i vent'anni. Normalmente poi si continua
> dicendo che "i ragazzi di oggi" non capiscono niente perché le cose sono
> diventate più facili e quindi sono scemi o rischiano di diventarlo.
>
> A nessuno mai degli autori di queste note dolenti viene mai in mente che
> forse sono loro ad essere vecchi e che quindi non capiscono (anche la
> scienza dice da tempo che il non capire è più tipico dei vecchi che dei
> giovani) quello che sta accadendo intorno a loro.
>
> Che dei bambini di quinta elementare possano non sapere di star usando
> internet quando vedono youtube mi pare decisamente normale e rientra
> precisamente nella mia idea di "nativo digitale".
>
> Mi immagino l'autore dell'articolo citato durante la sua quinta elementare
> alla domanda "che protocollo usa il tuo televisore quando guardi la TV dei
> ragazzi?" entrare in una tecnicissima disanima della differenza fra PAL,
> SECAM e lanciarsi in spericolate previsioni sulla trasmissione dello stesso
> segnale in digitale.
>
>
> Clauz <clauz a ninux.org> ha scritto:
> >Ricevuto da varie fonti, inoltro anche qui:
> >"""
> >Poiché i ragazzi usano dispositivi che si connettono in modo
> >trasparente, invisibile, non percepiscono Internet come
> >un'infrastruttura di base. Stanno crescendo in un mondo nel quale non
> >solo non sanno, ma non possono smontare, smanettare, sperimentare.
> >Tutto
> >questo non crea nativi digitali. Polli di batteria, piuttosto.
> >"""
> >
> >
> http://www.agendadigitale.eu/competenze-digitali/550_per-favore-non-chiamateli-nativi-digitali.htm
> >
> >Clauz
> >
> >
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> Non sono più solitario... del primo ragno in una casa nuova
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