[Ninux-Wireless] Per favore, non chiamateli nativi digitali

Pierluigi Checchi p.checchi a ieee.org
Gio 21 Nov 2013 00:34:17 CET


Gli alunni delle nostre scuole dell’obbligo e non solo di quelle sono tutti
nativi digitali e come tali le scuole dovrebbero cominciare a considerarli.
La scuola dovrebbe riuscire a colmare alcune lacune di comprensione, pena
la sua assoluta obsolescenza. Molto spesso si danno nomi diversi alla
stessa cosa, a volte non ci si capisce quando si dice qualcosa. Credo sia
necessario uniformare il lessico e comprendere alcune novità che trovano
nella terminologia un punto di novità. Ma non tutti nella scuola la pensano
come me e spesso sembra esserci un eccessivo distacco tra le esigenze dei
nativi digitali e le potenzialità che la scuola è in grado di dare loro.
Tra l’altro i nativi digitai stanno diventando un social network e i social
network sono uno dei punti di massima criticità della nostra società. Il
social network è un gruppo sociale, digitale o etnico che si è strutturato
un suo sistema di vita autosufficiente e che dalla società acquisisce solo
i servizi necessari. Ad esempio: se un ragazzino cinese che frequenta la
scuola italiana a casa mangia cinese, parla cinese, legge cinese, segue le
feste e le tradizioni cinesi, vede tv via cavo cinesi, ecc. sta in un
social network, impermeabile ai nostri tentativi di integrazione. Il social
network etnico è il più sviluppato, ma anche quelli di categoria o di
classe si stanno affermando anche da noi. Per non parlare poi di quelli
digitali, che si strutturano attraverso forme di comunicazione a distanza
pubbliche, ma esclusive. Noi usiamo sempre il termine integrazione, ma
questo è il contrario del social network. Con l’integrazione il soggetto
contamina se stesso con la società in cui vive ed effettua uno scambio tra
la sua perdita dell’identità iniziale e l’integrazione con quella attuale.
Ma tende a sganciarsi dalla sua origine: se un musulmano si integra
difficilmente rimane poligamo. Mentre in un social network il soggetto
assorbe servizi ed opportunità per mantenersi ancorati a ciò che è.

On Wednesday, November 20, 2013, Andrea Grillini wrote:

> Non credo che le considerazioni di Paolo Attivissimo rientrino nella
> letteratura che hai menzionato. Sta di fatto che per innescare l'impulso ad
> andare oltre l'uso di una certa tecnologia cioè a cercare di dominare il
> "come funziona" sono necessari da una parte una qualche forma di ostacolo
> di accesso all'oggetto tecnologico stesso - quando è troppo caro e/o troppo
> poco diffuso - dall'altra la capacità di elaborare sogni ad occhi aperti
> connessi all'uso dell'oggetto - se una funzionalità diventa scontata, la
> meraviglia è facilmente preclusa come lo è quella per esempio che so di
> contemplare il proprio corpo mentre lo si controlla per alzarsi e andare a
> prendersi un bicchiere di acqua: tutto troppo scontato! :-( È avvenuto
> esattamente questo con il radiantismo decenni prima dell'informatica di
> massa e di Internet. Negli anni '20, '30, '40 non esisteva un mercato di
> oggetti pronti all'uso per comunicare tramite campi elettromagnetici e le
> frequenze si popolavano necessariamente di invasati che sognando e cercando
> di capire s'erano conquistati un memorabile ascolto o un miracoloso QSO con
> mezzi propri, autocostruendo o modificando. Oggi invece i radiomatori sono
> più persone che, licenziate con esami-farsa, passano il tempo a blaterare
> con apparecchi comprati al negozio o che ascoltano ancora meravigliati, ma
> non sanno cosa sia una supereterodina. Come vedi non è né una questione di
> età, né di "essere svegli", né di rincoglionimento, ma di stimoli e di
> vivaio ambientale delle menti. Il sottoscritto stesso ha cominciato ad
> usare il computer alla veneranda età di 27 anni, ma allora aveva ancora
> materiale su cui fantasticare: era il 1996 e Internet e l'uso stesso del
> computer in una rete che andava oltre le pareti di casa faceva sognare,
> probabilmente più di ora, oggi Internet arriva insieme al biberon. Io penso
> che Paolo Attivissimo non ce l'abbia con i ggggiovani che non conoscono i
> mezzi tecnologici che usano, ma piuttosto con quegli adulti, meno edotti di
> loro, che attribuiscono al loro semplice smanettare sui touchscreen una
> qualche forma di prodigiosa virtù. Non avveniva nulla di analogo negli anni
> '70 quando il PAL arrivò in Italia, questo per rimanere all'esempio che hai
> fatto. Magari però solo perché il telecomando non era troppo complicato per
> nessuno e quindi non c'erano potenzialmente tanti adulti che potessero dare
> degli scenziati nati a ragazzini più svelti di loro a premere pulsanti...
>
>
> A.
>
>
> 2013/11/20 Leandro <lnoferin a cybervalley.org <javascript:_e({}, 'cvml',
> 'lnoferin a cybervalley.org');>>
>
>> -----BEGIN PGP SIGNED MESSAGE-----
>> Hash: SHA256
>>
>> Ciao a tutti,
>>
>> Esiste tutta una letteratura di commenti come quello citato, commenti che
>> hanno in comune una caratteristica: l'argomento era "migliore" "prima" e la
>> caratteristica in comune è che il "prima" corrisponde al periodo in cui
>> l'autore aveva fra i quindici e i vent'anni. Normalmente poi si continua
>> dicendo che "i ragazzi di oggi" non capiscono niente perché le cose sono
>> diventate più facili e quindi sono scemi o rischiano di diventarlo.
>>
>> A nessuno mai degli autori di queste note dolenti viene mai in mente che
>> forse sono loro ad essere vecchi e che quindi non capiscono (anche la
>> scienza dice da tempo che il non capire è più tipico dei vecchi che dei
>> giovani) quello che sta accadendo intorno a loro.
>>
>> Che dei bambini di quinta elementare possano non sapere di star usando
>> internet quando vedono youtube mi pare decisamente normale e rientra
>> precisamente nella mia idea di "nativo digitale".
>>
>> Mi immagino l'autore dell'articolo citato durante la sua quinta
>> elementare alla domanda "che protocollo usa il tuo televisore quando guardi
>> la TV dei ragazzi?" entrare in una tecnicissima disanima della differenza
>> fra PAL, SECAM e lanciarsi in spericolate previsioni sulla trasmissione
>> dello stesso segnale in digitale.
>>
>>
>> Clauz <clauz a ninux.org <javascript:_e({}, 'cvml', 'clauz a ninux.org');>>
>> ha scritto:
>> >Ricevuto da varie fonti, inoltro anche qui:
>> >"""
>> >Poiché i ragazzi usano dispositivi che si connettono in modo
>> >trasparente, invisibile, non percepiscono Internet come
>> >un'infrastruttura di base. Stanno crescendo in un mondo nel quale non
>> >solo non sanno, ma non possono smontare, smanettare, sperimentare.
>> >Tutto
>> >questo non crea nativi digitali. Polli di batteria, piuttosto.
>> >"""
>> >
>> >
>> http://www.agendadigitale.eu/competenze-digitali/550_per-favore-non-chiamateli-nativi-digitali.htm
>> >
>> >Clauz
>> >
>> >
>> >
>> >_______________________________________________
>> >Wireless mailing list
>> >Wireless a ml.ninux.org <javascript:_e({}, 'cvml',
>> 'Wireless a ml.ninux.org');>
>> >http://ml.ninux.org/mailman/listinfo/wireless
>>
>> - --
>> leandro
>> Non sono più solitario... del primo ragno in una casa nuova
>> -----BEGIN PGP SIGNATURE-----
>> Version: APG v1.0.9
>>
>> iQFJBAEBCAAzBQJSjMwlLBxMZWFuZHJvIE5vZmVyaW5pIDxsbm9mZXJpbkBjeWJl
>> cnZhbGxleS5vcmc+AAoJENpcFVLnpNbCkWAH/1Ur4NB8Iv8uCoyPzGKHGPGgy9XL
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>> =+a8U
>> -----END PGP SIGNATURE-----
>>
>> _______________________________________________
>> Wireless mailing list
>> Wireless a ml.ninux.org <javascript:_e({}, 'cvml',
>> 'Wireless a ml.ninux.org');>
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