[Ninux-Wireless] spiegazioni

Mario marietto2008 a gmail.com
Lun 19 Maggio 2014 10:36:47 CEST


Il mio post precedente era volto a dimostrare che si possono accostare
modelli di sviluppo di prodotti basati su logiche commerciali a
modelli di sviluppo dei prodotti basati su logiche piu' aperte senza
gridare per questo allo scandalo se qualcuno lo fa e senza pensare che
le uniche soluzioni che si possono adottare sono quelle che ci
piacciono di piu'. A me piace molto di piu' la logica aperta che e'
alla base di linux e del software open source,ma il buon senso mi dice
che si puo' trarre beneficio anche dall'altra,a patto che non snaturi
il senso di quella aperta e che quindi sia contenuta dentro a certi
confini.

Il 19/05/14, federico la morgia<super_treje a hotmail.com> ha scritto:
> RHEL, la versione enterprise linux che commercializza redhat non è gestita
> come dici tu.
> Innanzitutto te la puoi scaricare liberamente e gratuitamente !
> Te la puoi modificare come e quanto vuoi visto che essendo GPL Redhat è
> obbligata!!! a rilasciare i sorgenti , ben inteso i sorgenti non i pacchetti
> già compilati !!!
> Quindi su cosa ci guadagna redhat ?
> Solo sull'assistenza !
> Se vuoi redhat agratis puoi ?
> Si ! te la scarichi ma non hai aggiornamenti !
> Oppure usi centos che è creata dai sorgenti di redhat ed è come le altre
> distro linux !
> Ciao Mario.
>
> --- Messaggio originale ---
>
> Da: "Mario" <marietto2008 a gmail.com>
> Inviata: 19 maggio 2014 04:51
> A: wireless a ml.ninux.org
> Oggetto: Re: [Ninux-Wireless] spiegazioni
>
> Cosa dire della RedHat,che pur accettando la licenza open source e pur
> rilasciando una distribuzione di linux con tale licenza (Fedora),ne ha
> creata un altra,Redhat appunto,che contiene licenze proprietarie o
> comunque fornisce consulenze a pagamento su una distribuzione di Linux
> che ha un kernel coperto da licenza open source il cui nome e' di
> proprieta' di Linus Torvalds ? Voglio dire che questo e' un esempio di
> contaminazione di un prodotto open con una logica commerciale. Su
> questo piano mi immagino qualcuno che possa guadagnare soldi non
> direttamente sull'infrastruttura su cui si basa la rete Ninux,ma
> magari fornendo consulenze a chi necessita della conoscenza necessaria
> per costruire,mantenere,modificare la rete e il software che ci gira
> sopra....Non sto dando colpe a nessuno,mi sto interrogando sulla
> questione,mi sto domandando se e' + efficace in un ottica di sviluppo
> della rete mantenere tutto con una licenza open oppure se tale rete
> possa usufruire di una contaminazione con una logica commerciale per
> essere migliorata in modo veloce....
>
> Il 18/05/14, Stefano De Carlo<stefanauss a gmail.com> ha scritto:
>> Il 17/05/2014 17:10, Mario ha scritto:
>>> Sul fatto dell'eticamente discutibile ci sarebbe da discutere a lungo.
>>> Nel senso che come sappiamo tutti,ci sono i duri e puri che credono
>>> che Linux e la filosofia open source debba essere completamente priva
>>> di implicazioni economiche e chi crede che possa essere in qualche
>>> modo contaminata.
>>
>> È vero che l'idea che non si debba (perchè "eticamente sbagliato") fare
>> business su open source e software libero (e, per estensione,
>> infrastrutture libere, comunitarie e pubbliche) costituisca una
>> deviazione e un ovvio fraintendimento persino di chi questi due concetti
>> li ha creati e ci ha dedicato la vita, senza mai esprimere un tale
>> diktat.
>>
>> Tuttavia...
>>
>>> Quello che voglio dire e' che si parla tanto di
>>> collaborazione,cooperazione,ma io non vorrei che questi termini
>>> rimangano confinati sul piano meramente tecnico di cui la maggiorparte
>>> di voi e' esperta,ovvero in quello tecnologico,informatico. Io ho un
>>> concetto piu' largo di collaborazione,che si estende al di la' della
>>> tecnologia e va ad abbracciare i bisogni delle persone,laddove pero'
>>> non si profili un tentativo di questi di commercializzare troppo la
>>> buona volonta' degli altri.
>>
>> Tu hai scritto sulla ML di Ninux-progetto, Ninux-infrastruttura pubblica
>> e comunitaria.
>> Ammesso anche che esistano (*se* esistono) modelli di business
>> percorribili su una rete libera, comunitaria, best-effort, neutrale, non
>> è compito di *questa* community aiutarti ad identificarli, tantomeno
>> portarli avanti. Probabilmente, non è compito per *nessuna* community.
>>
>> Se la pensi così, hai frainteso cosa comporta il senso di collaborazione
>> e cooperazione in community di impronta "free-as-in-freedom": si tratta
>> di lavorare su un bene comune (codice, rete), rispettando principi base,
>> senza "agende personali" nella consapevolezza che comunque tutto questo
>> lavoro si rifletterà, fosse anche a lungo termine e nella "big picture",
>> sul *proprio* benessere.
>>
>> In bocca al lupo per tutto!
>> Stefanauss.
>>
>>
>
>
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> Mario.
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